venerdì 12 giugno 2015

Una Ragazza Grande

                                                                        PARTE 1°

Jim Dowson era bello dalla nascita. Figlio unico, alto per la sua età, crescendo aveva sviluppato un fisico perfetto ed era diventato un atleta eccezionale. Era l'orgoglio dei genitori, il centro dela loro vita. Erano già sulla quarantina quando l'avevano avuto, dopo anni di tentativi, ed era stato una benedizione del cielo oltre che una sorpresa, poichè ormai avevano perso le speranze. Sua madre lo contemplava adoramente, mentre suo padre di divertiva un mondo a giocare con lui. Era il più bravo della squadra, alla Little League, e il capitano di quela di football al college. Capelli e occhi scuri, fossetta sul mento, sembrava un divo del cinema e le ragazze impazzivano per lui.
Nessuno si era meravigliato quando aveva cominciato a uscire con la reginetta della festa autunnale della scuola, una ragazza carina che il primo anno di università si era trasferita da Atlanta nella California del Sud. Minuta ed elegante, snella, occhi scuri come quelli di Jim e una pelle candida come Biancaneve, Christine era gentile, parlava con voce dolce e sommessa ed era palesemente in soggezione davanti a quello splendido ragazzo. Si erano fidanzati ufficialmente la sera della laurea, e sposati intorno al Natale dello stesso anno.
Jim lavorava già presso un'agenzia di pubblicità, perciò era stata lei a occuparsi dei preparativi delle nozze. Si era laureata, ma in realtà il suo unico, vero interesse durante i quattro anni di college era stato di trovarsi un marito e sposarsi. Adesso formavano una coppia perfetta; si integravano e si completavano a vicenda ed erano così attraenti che sarebbero stati bene sulle copertine delle riviste. Dopo il matrimonio Christine avrebbe voluto fare l'indossatrice, ma Jim non era stato d'accordo. Lui aveva un buon impiego, guadagnava bene, e non voleva che la moglie lavorasse perchè poteva mantenerla, e poi gli piaceva trovarla a casa ad aspettarlo ogni sera. Le decisioni le prendeva Jim, senza dubbio, e a Chrstine andava benissimo. La madre di lei era morta giovane, e quella di Jim, che la nuora chiamava Mamma Dawson, cantava le lodi del figlio in continuazione.
Lodi più che meritate, perchè era un figlio devoto, un marito innamorato e affettuoso, un compagno piacevole e divertente e, inoltre con il tempo era diventato un pezzo grosso dell'agenzia pubblicitaria. Era cordiale e sapeva rapportarsi con la gente, sopratutto finchè lo ammiravano e non lo criticavano, poichè in genere non c'era motivo. Insomma, Jim era giovane, bello, simpatico ed estroverso, si presentava bene, aveva messo sul piedistallo sua moglie e la circondava di amore. Da lei si aspettava soltanto che facesse quello che diceva lui, lo rispettasse e lo adorasse; in poche parole che gli lasciasse fare il capo, e condurre il gioco.
Non avevano alcuna premura di mettere al mondo dei bambini, e avrebbero atteso più al lungo se la gente non avesse cominciato a spettegolare, insinuando il dubbio che non potessero averne. In realtà stavano solo assaporando la loro indipendenza senza l'impegno dei figli. Facevano dei viaggetti durante il weekend, lunghe vacanze, e uscivano a cena almeno una o due volte la settimana, benchè Christine fosse un'ottima cuoca e avesse imparato a preparargli i suoi piatti preferiti. Però,  dopo cinque anni, perfino i genitori di Jim avevano cominciato a preoccuparsi; loro sapevano che cosa volesse dire desiderare un figlio che non arriva. Jim li aveva rassicurati che su quel versante non c'era nessun problema, era solo che volevano divertirsi e non avevano fretta.
Ma dopo un pò, tutte quelle domande cominciarono a fare effetto, e Jim decise di dire a sua moglie che ormai era ora di allargare la famiglia. Christine come sempre, si era dichiarata pienamente d'accordo: l'opinione del marito era sempre la più giusta, l'idea migliore. Avevano calcolato che ci volessero da sei a un anno, invece lei rimase incinta subito, prima di quanto si aspettassero, e malgrado le preoccupazioni della suocera la gravidanza era stata semplice e senza complicazioni.

Quando cominciarono le doglie, Jim l'accompagnò all'ospedale, ma decise di non essere presente in sala parto, e anche questa sembrò a Christine la scelta più giusta. Jim desiderava un maschietto, ma nacque una femminuccia.  Amareggiato, andò a sedersi triste e depresso, finchè lo chiamarono per dirgli che poteva far visita a sua moglie. A Christine bastò l'espressione della sua faccia per capire che era nata una femmina: non era stata alla sua all'altezza delle aspettative! l'aveva deluso.
<< E' una bambina?>>
<< Si, è una femminuccia... Assomiglia alla regina Victoria.>>
Poi tentò di buttarla sul ridere. << Non so chi sia il padre, ma a quanto pare ha gli occhi azzurri... E poi è bionda.>>
In nessuna delle due famiglie c'erano dei biondi, a parte la nonna di Jim, ma sembrava andare un pò forzato a cercare una somiglianza così indietro nel tempo. Anche Christine non si capacitava che quella bambolotta paffuta con i capelli di un biondo così chiaro fosse figlia loro. Aveva le gambe lunghe, dritte, robuste. Le gambe di Jim. Ma quanto ai lineamenti... Mamma Dowson si affrettò a dichiararsi pienamente d'accordo con suo figlio, quando la vide: somigliava alla nonna di Jim, ma si augurava che crescendo sarebbe cambiata.
Victoria era una bambina di buon carattere, serena, senza pretese, facile da accudire. Cominciò a camminare e a parlare prima del previsto e tutti, quando la frequentavano, non potevano fare a meno di commentare che era un piccola tenera e dolce, un vero tesoro. Chi la vedeva diceva che aveva un aspetto molto anglosassone, e allora Jim rideva e ne approffitava per raccontare che in effetti l'avevano anche chiamata Victoria come la regina di Inghilterra perchè le assomigliava. Victoria aveva più o meno cinque anni quando il padre  le spiegò che  le era stato dato il nome di una regina. Victoria sorrise deliziata: le regine erano creature bellissime che indossavano vestiti magnifici. L'aveva letto nelle fiabe.
Un giorno, guardando un libro con Christine, le capitò di vedere il ritratto della regina di cui portava il nome.
<< Questa sarebbe lei?>> domandò alla mamma guardandola con gli occhioni azzurri sgranati. Christine annuì con un sorriso.
<< E' stata  una regina d'Inghilterra molto importante, tanto, tanto tempo fa >> le spiegò.
<< Ma non ha un bel vestito, e non porta la corona...e perfino il suo cane è brutto!>> esclamò Victoria sconvolta.
<< Era molto vecchia, in questa fotografia>>, osservò sua madre, cercando di mitigare la pessima impressione che la bambina doveva averne avuto.
Christine voltò pagina e non disse più niente, augurandosi in segreto che la bambina cancellasse dalla sua mente quel'immagine. Invece non se la dimenticò mai.